Foglio dei parametri sismici secondo Zone sismiche/IT
In questo caso il foglio dei Parametri Sismici si presenta come nella seguente figura:
Per la definizione dei parametri sismici si richiedono le seguenti informazioni.
Zona sismica
Indica la zona sismica del sito (1, 2, 3 oppure “Non sismica”)
Coefficiente sismico
Il coefficiente d'intensità sismica indica l'accelerazione orizzontale di riferimento, espressa in valore decimale rispetto dell'accelerazione di gravità e definita dalla normativa (nazionale o regionale) in funzione della categoria sismica della zona d'insediamento dell'edificio. In particolare, se S è il grado di sismicità proprio della zona sismica considerata, il coefficiente d'intensità sismica da assegnare si ricava dalla formula:
e vale quindi:
0.10 per le zone di prima categoria,
0.07 per le zone di seconda categoria
0.04 per le zone di terza categoria.
Coefficienti di fondazione, struttura e protezione sismica
Corrispondono ai coefficienti maggiorativi dell'intensità sismica previsti dalla stessa normativa per tener conto delle caratteristiche del suolo di fondazione e delle caratteristiche strutturali e d'uso dell'edificio.
Evoluzione storica della zonizzazione sismica in Italia
L'evoluzione della zonizzazione sismica in Italia ha seguito un percorso che, oltre a essere fortemente influenzato dagli eventi sismici storici, si è gradualmente raffinata sia nella parte normativa che in quella tecnica, arrivando a definire in modo sempre più preciso le diverse aree a rischio. Ecco una sintesi integrata che include anche la classificazione in zone:
In seguito al devastante terremoto del 1908 (Reggio Calabria e Messina), fu emanato il Regio Decreto del 1909, che introdusse le prime misure restrittive per la costruzione in aree colpite dal sisma. Le norme iniziali riguardavano principalmente la scelta dei siti edificabili, le altezze massime e l’adozione di tecnologie costruttive adeguate.
Nei decenni successivi (1916–1927) si passò a una quantificazione delle forze sismiche e all’introduzione delle prime categorie sismiche. Questi primi sistemi di classificazione distinguevano le aree a maggior o minore pericolosità in funzione sia della storia sismica che delle caratteristiche geologiche del territorio.
Negli anni ’30, con il Regio Decreto del 1935, le norme furono ulteriormente perfezionate. In questa fase si affinarono i criteri costruttivi e si svilupparono metodi di dimensionamento che tenevano conto della risposta globale delle strutture, consolidando l’idea di “buone regole dell’arte” per la costruzione in zone sismiche.
Dal 1962, con la Legge 1684, l’approccio normativo si spostò verso una maggiore prevenzione: le norme sismiche vennero estese anche ai Comuni “soggetti ad intensi movimenti sismici”, non limitandosi più alle sole aree già colpite. Questo cambiamento fu motivato dalla necessità di applicare le regole tecniche su un territorio più ampio.
Un punto di svolta si ebbe con la Legge 64 del 1974, che impose di razionalizzare la zonazione sismica basandosi su comprovate motivazioni tecnico-scientifiche. A partire da quel momento, l’aggiornamento delle norme passò a essere affidato a decreti ministeriali, garantendo una maggiore flessibilità e adeguamento alle conoscenze scientifiche in evoluzione.
Negli anni ’80 e, in particolare, con il Decreto Ministeriale del 16 gennaio 1996, si consolidò l’attuale sistema di classificazione del rischio sismico. Questo sistema si fonda su metodi dinamici e probabilistici, che permettono di valutare in maniera più accurata il rischio per le strutture. In questo contesto il territorio nazionale viene suddiviso in zone caratterizzate da differenti coefficienti sismici, che sono:
- Zona ad alta sismicità (Categoria 1): caratterizzata da un coefficiente sismico pari a 12 (S=12), indicativo delle aree con maggiore pericolosità sismica, dove le normative impongono restrizioni e requisiti costruttivi più stringenti per garantire la sicurezza.
- Zona a sismicità media (Categoria 2): in queste aree il coefficiente sismico è pari a 9 (S=9), che rappresenta un livello intermedio di rischio e comporta normative che bilanciano protezione e possibilità costruttive.
- Zona a sismicità relativamente bassa (Categoria 3): qui si applica un coefficiente sismico di 6 (S=6), riservato alle aree con rischio sismico minore, dove i vincoli normativi sono meno stringenti.
Questa suddivisione in zone ha permesso di adattare le norme tecniche alle specifiche caratteristiche di rischio del territorio, contribuendo a una maggiore protezione degli edifici e alla riduzione del rischio sismico a livello nazionale.