Se si è scelto di operare con le Ntc18 o Ntc08 il foglio “Parametri Sismici” si presenta come nelle figure seguenti.


Parametri Sismici Lat Long

Selezionando la norma per azioni sismiche italiana Ntc18/IT, il foglio dei Parametri sismici sarà predisposto per l'input delle coordinate geografiche del sito (come fig. a sinistra). Selezionando la norma per azioni sismiche EC8/EU, verrà invece richiesta la categoria della zona sismica (come fig. a destra), quest'ultima in accordo con la classificazione sismica pubblicata in allegato alla Opcm 3274/2003.


Selezionando la norma tecnica di calcolo EuroCodes/EU e norma per azioni sismiche marocchina Rps2011/MA, il foglio dei Parametri sismici sarà come nella figura a sinistra. Selezionando sia per la norma tecnica sia per le azioni sismiche Ntc1996/IT, il foglio sarà come nella figura di destra.

Impostazione dei parametri sismici secondo norma Ntc08/IT e Ntc18/IT

A differenza delle normative precedenti, la normativa Ntc08 introduce una maggiore finezza nella definizione sismica del territorio, introducendo i parametri di pericolosità sismica (ag, Fo, Tc*) e le modalità di ricavare gli stessi in base alle coordinate geografiche del sito (latitudine, longitudine nel formato ED50) e in base all’importanza della costruzione.

Parametri di pericolosità sismica
  • a        accelerazione orizzontale massima del terreno;
  • Fo         fattore massimo di amplificazione dello spettro in accelerazione orizzontale;
  • Tc*        periodo di inizio tratto a velocità costante dello spettro in accelerazione orizzontale.


Le tabelle di pericolosità allegate alla norma riportano i valori della pericolosità sismica ag, Fo e Tc* con riferimento ad un suolo di fondazione di classe A (roccia), nei nodi di un reticolo geodetico che copre tutto il territorio italiano, con una maglia inferiore ai 10 km, e per diversi periodi di ritorno dell’azione sismica.

In funzione delle coordinate geografiche del sito e dei periodi di ritorno dell’azione sismica (dipendenti dall’importanza della costruzione) è così possibile ricavare i parametri di pericolosità di progetto per i vari stati limite di verifica, interpolando i valori tabellati in termini geografici (rispetto cioè ai quattro vertici della maglia che racciude il sito) e in termini temporali (rispetto cioè ai periodi di ritorno disponibili in tabella).

In funzione dei parametri di pericolosità, è possibile ricavare, con semplici relazioni, gli altri parametri che definiscono compiutamente gli spettri di risposta sismici per gli stati limite di interesse. 

In linea generale, gli stati limite di verifica sono quattro e per ognuno di questi la norma fissa la probabilità di superamento PVR dell’azione sismica nell’arco della vita di riferimento VR o, in maniera equivalente, il suo periodo di ritorno TR (in anni), essendo quest’ultimo legato alla probabilità PVR e alla vita VR (in anni) tramite la seguente relazione:

TR = - VR /ln(1-PVR)

La vita di riferimento dipende dall’importanza della costruzione, essendo funzione del tipo di costruzione e della classe d’uso.

Stati limite di verifica
  • SL di operatività                 SLO                PVR = 81%        TR 0.602 VR
  • SL di danno                SLD                PVR = 63%        TR 1.005 VR
  • SL di salvaguardia vita        SLV                PVR = 10%         TR 9.491 VR
  • SL di Collasso                 SLC                 PVR = 5%         TR 19.495 VR
Definizione automatica dei fattori di pericolosità sismica

Tenendo presente questa premessa, nel presente foglio è possibile ottenere la definizione automatica dei fattori di pericolosità sismica, in accordo con le norme suddette. I passi principali della procedura sono i seguenti:

  • impostare l’opzione “da Lat/Long” nel combobox della zona sismica,
  • impostare le coordinate geografiche (latitudine, longitudine),
  • impostare i parametri sismici principali (tipo di costruzione, classe d’uso, classe di duttilità).

Si potrà vedere come al cambiare di questi parametri, il programma reimposta i valori dei periodi di ritorno per i quattro stati limite e in cascata i valori della pericolosità sismica e degli altri fattori spettrali. Naturalmente, se si ritiene, i valori impostati in automatico possono anche essere variati singolarmente per digitazione diretta.

Definizione autonoma dei fattori di pericolosità sismica

In questo nuovo contesto normativo l’impostazione della categoria sismica di zona non è più sufficiente a definire compiutamente l’azione sismica regolamentare. 

Il programma tuttavia consente una definizione approssimata dei fattori sismici in base alla zona sismica, selezionando nel combobox della zona, in alternativa a “da Lat/Long”, una delle opzioni “Sismica 1”, “Sismica 2”, “Sismica 3”, “Sismica 4”. Questa possibilità consente una impostazione preliminare dei parametri in assenza dell’informazione relativa alla posizione geografica o per siti ubicati al di fuori del territorio italiano, per i quali tale informazione risulta non rilevante. In questo caso, i campi di inserimento delle coordinate geografiche vengono disattivate e il programma ricava valori medi della pericolosità sismica in base alla categoria assegnata. L’utente dovrà quindi controllare i valori e riassegnarli in base alle informazioni in suo possesso, tramite digitazione diretta.

Coordinate geografiche del sito: longitudine e latitudine

Per assegnare le coordinate geografiche del sito è necessario selezionare  “da Lat/Long” nella lista delle opzioni del campo Zona. 

I valori di latitudine e longitudine possono essere ricavate da cartine o da applicazioni quali Google Heart e devono essere espresse in gradi decimali.

In base a questi valori, il programma effettua una ricerca nel database interno che contiene i valori regolamentari riportati nelle Tabelle 1 e 2 dell’Allegato B al Dm2008, che rispettivamente si riferiscono al territorio italiano continentale e alle isole.

In particolare, il programma individua i quattro punti della maglia che contiene il sito e ricava i valori tramite le regole di interpolazione pubblicate nell’Allegato A.

Tipo di costruzione e Classe d’uso

Il tipo di costruzione e la classe d’uso concorrono a definire l’importanza della costruzione ai fini sismici e quindi un minore o maggiore livello di protezione.

Il tipo di costruzione può essere selezionato fra le seguenti opzioni, corrispondenti a quelle definite dalla norma (Ntc18 p.2.4.1, Ntc08 p. 2.4.1). Ad ogni tipo corrisponde una vita utile dell’edificio VU, secondo il seguente prospetto:

  • tipo 1 provvisorio                VU= 10 anni
  • tipo 2 ordinario                 VU= 50 anni,
  • tipo 3 strategico                 VU= 100 anni.

La classe d’uso può essere selezionata fra le seguenti opzioni, corrispondenti a quelle definite dalla norma (Ntc18 p.2.4.2, Ntc08 p. 2.4.2): 

  • classe  I agricola                CU= 0.75
  • classe II normale,         CU= 1.00
  • classe III importante         CU= 1.50,
  • classe IV strategica         CU= 2.00.

Ad ogni classe d’uso corrisponde un coefficiente amplificativo CU della vita utile dell’edificio, che consente di ricavare la vita di riferimento Vr per l’azione sismica secondo la seguente relazione:

VR = CU VU

Una volta nota la vita di riferimento VR è possibile ricavare i periodi di ritorno dell’azione sismica TR, da considerare per gli stati limite di interesse, secondo la seguente relazione: 

TR = - VR /ln(1-PVR)

Classe di duttilità

Indica la classe di duttilità della struttura:

  • Classe A                duttilità alta        (struttura dissipativa ad alta duttilità),
  • Classe B                 duttilità media        (struttura dissipativa a media duttilità),
  • Classe 0                 duttilità nulla         (struttura non dissipativa).

Secondo le norme Ntc18 e Ntc08 è possibile effettuare il progetto secondo due comportamenti strutturali:

  • comportamento strutturale dissipativo,
  • comportamento strutturale non dissipativo.

Quando si sceglie il comportamento strutturale non dissipativo, si presuppone che tutte le membrature e i collegamenti rimangano in campo elastico o sostanzialmente elastico; la domanda derivante dall‘azione sismica e dalle altre azioni è calcolata, in funzione dello stato limite cui ci si riferisce, ma indipendentemente dalla tipologia strutturale e senza tener conto delle non linearità di materiale, attraverso un modello elastico.

Quando si sceglie il comportamento strutturale dissipativo si accetta che un numero elevato di membrature e collegamenti possano evolvere in campo plastico, mentre la restante parte della struttura rimane in campo elastico o sostanzialmente elastico; la domanda derivante dall‘azione sismica e dalle altre azioni è calcolata, in funzione dello stato limite cui ci si riferisce e della tipologia strutturale, tenendo conto della capacità dissipativa legata alle non linearità di materiale. Se la capacità dissipativa è presa in conto implicitamente attraverso il fattore di comportamento q si adotta un modello elastico (analisi lineare); se la capacità dissipativa è presa in conto esplicitamente, si adotta un’adeguata legge costitutiva (analisi non lineare).

Per le strutture a comportamento dissipativo le Ntc08 e le Ntc18 prevedono due diversi livelli di duttilità o capacità dissipativa: la classe A per alta duttilità e la classe B per bassa duttilità. 

La differenza fra i due modelli sta essenzialmente nella misura con cui si cerca di favorire lo sviluppo e il mantenimento di zone critiche o dissipative sotto carichi ciclici (ad esempio le estremità delle travi), tali da consentire dissipazioni di energia per isteresi. Nel contempo si cerca di evitare l’insorgere di meccanismi di rottura fragili (ad esempio le plasticizzazioni premature sui pilastri) che possono compromettere tale obiettivo, effettuando il dimensionamento degli elementi non dissipativi nel rispetto del criterio di gerarchia delle resistenze. 

Le condizioni tipiche legate alla scelta della classe di duttilità sono le seguenti:


Classe di duttilità

Gerarchia di resistenza 

Fattore q

alta 

massima severità

poco gravoso

media

media severità

mediamente gravoso

nulla

non richiesta

molto gravoso

Categoria stratigrafica del suolo di fondazione

L’informazione definisce gli effetti di amplificazioni legati alle condizioni stratigrafiche del terreno di fondazione e che si riassume nel coefficiente di amplificazione stratigrafica SS.

La norma distingue cinque categorie di suolo di fondazione (cat. A, B, C, D, E), caratterizzati da valori predefiniti della velocità media di propagazione delle onde di taglio entro 30 metri di profondità VS30 o della resistenza penetrometrica NSPT.

  • Formazioni litoidi o suoli omogenei molto rigidi
  • Depositi di sabbie e ghiaie molto addensate o argille molto consistenti
  • Depositi di sabbie e ghiaie mediamente addensate o di argille di media consistenza
  • Depositi di terreni granulari da sciolti a poco addensati oppure coesivi da poco a mediamente consistenti
  • Profili di terreno costituiti da strati superficiali alluvionali

In funzione della categoria stratigrafica variano i valori di riferimento per lo spettro elastico e in particolare del coefficiente stratigrafico, che può subire oscillazioni da 1.00 a 1.35, e dei periodi di riferimento Tb, Tc, Td, per la componente orizzontale e verticale.

Categoria topografica del suolo di fondazione

L’informazione definisce gli effetti di amplificazione sismica legati alle condizioni topografiche del terreno di fondazione e che si riassume nel coefficiente di amplificazione topografica ST.

La norma distingue quattro categorie topografiche per il suolo di fondazione:

T1        Superficie pianeggiante, pendii e rilievi isolati con inclinazione media i ≤ 15°        ST = 1.0

T2         Pendii con inclinazione media i > 15°

T3         Rilievi con larghezza in cresta molto minore che alla base e inclinazione media 15° ≤ i ≤ 30°

T4         Rilievi con larghezza in cresta molto minore che alla base e inclinazione media i > 30°

In funzione della categoria stratigrafica variano i valori di riferimento per il coefficiente di amplificazione topografica ST.

T1                                            ST = 1.0

T2                 (alla base del pendio)        1.0 ST 1.2        (alla sommità del pendio)

T3                 (alla base del rilievo)        1.0 ST 1.2        (alla cresta del rilevo)

T4                 (alla base del rilievo)        1.0 ST 1.4        (alla cresta del rilevo)


L’informazione della posizione rispetto alla sommità del pendio o alla cresta del rilevo viene discretizzata con tre opzioni indicate come quota in percentuale rispetto all’altezza del rilevo. In base a questa ulteriore informazione il programma valuta il coefficiente ST mediante interpolazione lineare.

0%         posizione alla base         ST pari al valore minimo previsto per la categoria,

50%         posizione intermedia         ST pari al valore medio previsto per la categoria,

100%        posizione in sommità         ST pari al valore massimo previsto per la categoria.

Periodi di ritorno dell’azione sismica

Si possono impostare in questi campi i valori dei periodi di ritorno TR dell’azione sismica da considerare nelle verifiche per i tre stati limite di interesse. 

Ricordiamo che il periodo di ritorno TR è definito dalla seguente relazione:

TR = - VR /ln(1-PVR        [anni]

In cui 

VR        è la vita di riferimento per l’azione sismica [anni],

PVR        è la probabilità di superamento dell’azione sismica nell’arco della vita di riferimento VR.

Tenendo conto di queste relazioni e dei valori PVR stabiliti dalla normativa, è possibile ricavare il seguente prospetto riassuntivo per i vari stati limiti di interesse: 

  • SL di operatività                 SLO                PVR = 81%        TR 0.602 VR
  • SL di danno                SLD                PVR = 63%        TR 1.005 VR
  • SL di salvaguardia vita        SLV                PVR = 10%         TR 9.491 VR
  • SL di Collasso                 SLC                 PVR = 5%         TR 19.495 VR

Come dicevamo in precedenza il programma imposta i valori predefiniti di tali parametri in base al tipo di costruzione e alla classe d’uso, ma l’utente può in ogni caso impostare valori in completa autonomia. 

Valori spettrali per stati limite: Operatività, Danno, Salvaguerdia Vita e Collasso

I parametri della pericolosità sismica e i valori spettrali per sisma orizzontale e verticale sono inseriti all’interno di un riquadro tipo schedario, che consente di visualizzare i valori per lo stato limite di interesse.

Come visualizzare i valori relativi ad uno stato limite

Cliccare su una delle tre etichette poste sulla parte superiore del riquadro


Parametri di pericolosità sismica del sito

In accordo col Dm2008, per ogni stato limite di interesse devono essere specificati i parametri della pericolosità sismica del sito, che sono i seguenti:

a        accelerazione orizzontale massima del terreno;

Fo         valore massimo del fattore di amplificazione dello spettro in accelerazione orizzontale;

Tc*        periodo di inizio del tratto a velocità costante dello spettro in accelerazione orizzontale.

Questi valori devono essere desunti dalle tabelle pubblicate nell’Allegato B alle norme in base alle coordinate geografiche del sito e ai periodi di ritorno dell’azione sismica per i tre stati limite di interesse. Nel caso si siti ricadenti nel territorio italiano, il programma è in grado di impostare in automatico tali valori in funzione delle caratteristiche tipologiche e d’uso dell’edificio e delle coordinate geografiche In ogni caso, per esigenze particolari o per applicazioni su siti esteri, è possibile impostare in autonomia i valori della pericolosità sismica e gli altri valori spettrali.


Le tabelle di pericolosità sismica pubblicate nelle Ntc08 si riferiscono infatti al territorio italiano e riportano i valori in una griglia predefinita di punti geodetici e per un insieme limitato di periodi di ritorno. Per ottenere quindi i valori corrispondenti ad una determinata posizione geografica e ad un determinato periodo di ritorno si richiede in genere una doppia interpolazione dei valori tabellati. 

Il programma è in grado di eseguire in automatico tale compito, fintanto che le coordinate geografiche ricadono nel territorio italiano. Allo scopo si richiede che il file che contiene le tabelle di normativa in formato digitale “TabellaSismica08.res” e distribuito insieme al programma, si trovi nella stessa cartella del file eseguibile (Edisis.exe o Edislim.exe).

Se le coordinate geografiche non sono state assegnate (ovvero non è stata cliccata la corrispondente casella di attivazione) o se queste risultano esterne al territorio italiano, il programma propone in alternativa i valori medi attribuibili alla zona sismica assegnata.

In ogni caso e per applicazioni su siti esteri è possibile impostare in autonomia i valori della pericolosità sismica e gli altri valori spettrali.

Parametri per spettro orizzontale

Sono i parametri che definiscono compiutamente lo spettro di progetto per la componente orizzontale:

ag        Accelerazione orizzontale massima al suolo ag, espressa in [g]

Tc, Tb, Td        Periodi spettrali di riferimento [s], di cui riportiamo le espressioni di normativa

Tb = Cc Tc*/3                Tc = Cc Tc*                Td = 4.0 ag +1.6                [s]
essendo Cc in fattore dipendente dalle condizioni stratigrafiche:        
Cc = 1.10 Tc* -0.20         per categoria A

Cc = 1.05 Tc* -0.33         per categoria B

Cc = 1.25 Tc* -0.50         per categoria C

Cc = 1.15 Tc* -0.40         per categoria D

Fo        Fattore di amplificazione spettrale

Ss        Fattore di amplificazione stratigrafico, dipendente dalle condizioni stratigrafiche secondo le seguenti relazioni di normativa:

Ss = 1,00                                                 per categoria A

Ss = 1,40- 0,40 Fo ag                 1,00 Ss 1,20         per categoria B

Ss = 1,70- 0,60 Fo ag                 1,00 Ss 1,50         per categoria C

Ss = 2,40- 1,50 Fo ag                 0,90 Ss 1,80         per categoria D

Ss = 2,00- 1,10 Fo ag                 1,00 Ss 1,60         per categoria E

St        Fattore di amplificazione topografico

eta        Fattore di viscosità η (nel caso dello s.l. di danno)

η = [10/(5 + ξ) ]0.5  ≥  0,55

essendo ξ il coefficiente di smorzamento viscoso espresso in percentuale,

q        Fattore di struttura (nel caso dello per s.l. ultimo), 

q = Kr Kw Ka αu/α1

in cui: 

Kr                 è il fattore di regolarità strutturale         0.8  Kr 1.0,

Kw                 è il fattore di presenza di pareti                0.5  Kw 1.0,

Ka                 è il fattore di sovraresistenza                 1.5  Ka 4.5,

αu/α1                 è il rapporto di sovraresistenza.


Maggiori informazioni sono riportate al paragrafo seguente.


Le espressioni che definiscono lo spettro elastico di risposta della componente orizzontale sono le seguenti:

0 T < Tb                S (T) = ag Ss St Fo η [T/Tb + (1-T/Tb)/(η Fo)]

Tb T < Tc                 S  (T) = ag  Ss St η Fo

Tc T < Td                 S  (T) = ag  Ss St η Fo [Tc/T]

Td                        S  (T) = ag  Ss St η Fo [Tc Td /T2

essendo 

T        il periodo di vibrazione,

S        l’accelerazione spettrale orizzontale.

Per gli stati limite di esercizio (SLD) lo spettro da utilizzare è lo spettro elastico sopra definito.

Per gli stati limite ultimi (SLU/SLC) lo spettro da utilizzare si ricava dallo spettro elastico sopra definito, sostituendo il termine η col termine 1/q. 

Per gli stati limite ultimi, quindi interviene il fattore di struttura q: al crescere del fattore di struttura si ottengono accelerazioni spettrali minori. Tramite il fattore di struttura si applica quindi una riduzione delle forze elastiche per tener conto, se pure in forma semplificata, delle capacità dissipative anelastiche della struttura, della sua sovraresistenza, dell’incremento di periodo proprio a seguito delle plasticizzazioni.

Cliccando sul pulsante '?' si apre una finestra di input che consente l’impostazione guidata dei fattori viscoso e di struttura

Valori consigliati per i fattori viscosi e di struttura

Fattore di comportamento per meccanismi duttili fragili

Relativamente agli edifici esistenti, la Circolare esplicativa n.7 del 19 gennaio 2019 al §C8.7.2.2 stabilisce che il fattore q debba essere assunto nel range 1.5 ≤ q ≤ 3.0, sulla base della regolarità della costruzione in esame, nonché delle sollecitazioni delle membrature dovute ai carichi verticali, con possibili deroghe per casi di buona e documentata duttilità locale e globale e per sistemi strutturali di nuova costruzione a cui affidare la resistenza alle azioni orizzontali.

Per quanto riguarda i criteri di verifica, al §C8.7.2.2 delle Ntc18 e al § 2.2.1 (4)P Ec8/Parte 3 si dispone che nel caso di analisi modale con fattore q le verifiche vengano eseguite in termini di resistenza sia per meccanismi duttili, sia per meccanismi fragili. Per quest’ultimi la norma richiede di valutare la domanda con un fattore di comportamento ridotto, pari a q = 1.5, eventualmente limitata dalla capacità degli elementi duttili che trasmettono la sollecitazione al meccanismo fragile, sulla base di resistenze medie moltiplicate per i fattori di confidenza (§C8.7.2.2 punto b).




Per ottenere le impostazioni previste dalla norma (§C8.7.2.2), nel foglio dei Parametri sismici del sito si digiti il valore desiderato per i meccanismi duttili (ad esempio 3.0) nella casella q della tabella per lo stato limite Slv. Poi nel riquadro in basso dei Fattori di comportamento per meccanismi duttili e fragili si imposti l’opzione “differenti” e nelle caselle sulla destra compariranno i valori differenziati per i meccanismi duttili e fragili.

In alternativa, una impostazione prudenziale potrebbe essere quella di utilizzare per entrambi i meccanismi il fattore di comportamento ridotto q=1.5, senza fruire della possibilità di differenziazione. In questo caso, si digiti nel foglio dei Parametri sismici del sito il valore ridotto q=1.5 e nel riquadro in basso dei Fattori di comportamento per meccanismi duttili e fragili si imposti l’opzione “uguali”.

Parametri per spettro verticale

Sono i parametri che definiscono compiutamente lo spettro di progetto per la componente verticale:

ag        Accelerazione verticale massima al suolo [g],         
da assumere pari a quella orizzontale nella espressione dello spettro, essendo gli effetti di scala condensati nel fattore Fv,

Tc, Tb, Td        Periodi spettrali di riferimento [s], che assumono i seguenti valori regolamentari

Tb = 0.05         Tc = 0.15                Td = 1.0        [s]

Fv        Fattore di amplificazione spettrale, valutabile secondo normativa tramite la relazione:

Fv = 1.35 Fo ag0.5

Ss        Fattore di amplificazione stratigrafico, che può essere posto secondo normativa:

Ss = 1.00

St        Fattore di amplificazione topografico,        
da assumere con le stesse espressioni riportate per lo spettro orizzontale,

eta        Fattore viscoso (nel caso dello s.l. di danno),        
da assumere con le stesse espressioni riportate per lo spettro orizzontale,

q        Fattore di struttura (nel caso dello per s.l. ultimo), la norma raccomanda il valore 
q = 1.5

per qualunque tipologia strutturale e di materiale (eccetto i ponti).


Le espressioni che definiscono lo spettro elastico di risposta della componente verticale sono le seguenti:

0 T < Tb                S (T) = ag Ss St Fv η [T/Tb + (1-T/Tb)/(η Fv)]

Tb T < Tc                 S  (T) = ag  Ss St η Fv

Tc T < Td                 S  (T) = ag  Ss St η Fv [Tc/T]

Td                        S  (T) = ag  Ss St η Fv [Tc Td /T2

essendo 

T        il periodo di vibrazione,

S        l’accelerazione spettrale verticale.

Per gli stati limite di esercizio (SLD) lo spettro da utilizzare è lo spettro elastico sopra definito.

Per gli stati limite ultimi (SLU/SLC) lo spettro da utilizzare si ricava dallo spettro elastico sopra definito, sostituendo il termine η col termine 1/q. 

Per gli stati limite ultimi, quindi interviene il fattore di struttura q: al crescere del fattore di struttura si ottengono accelerazioni spettrali minori. Tramite il fattore di struttura si applica quindi una riduzione delle forze sismiche elastiche per tener conto, se pure in forma semplificata, delle capacità dissipative anelastiche della struttura, della sua sovraresistenza, dell’incremento di periodo proprio a seguito delle plasticizzazioni.

Effetti del sisma verticale

Si tenga presente che nelle Ntc96, si consideravano fattori amplificativi di inviluppo dell’azione permanente e variabile per la combinazione ultima, rispettivamente di 1.4 e 1.5. Inoltre, richiedeva di tener conto di una accelerazione sismica verticale di 0.2 g per travi di forte luce e strutture spingenti e di 0.4 g per gli sbalzi, eventualmente amplificato dal fattore di importanza I.

Queste due disposizioni rispondevano in qualche modo alla mancanza di una reale analisi sismica verticale. Nelle nuove norme per la combinazione ultima sismica viene a mancare la maggiorazione sui permanenti e gli accidentali e si raccomanda pertanto di non trascurare l’effetto dell’azione sismica verticale.

Nel programma gli effetti dell’azione sismica verticale sono considerati sottoponendo tutta la struttura alle accelerazioni verticali che derivano dallo spettro impostato per tali componenti. Il procedimento è analogo a quello utilizzato per l’analisi sismica sotto componente orizzontale. A livello di modellazione, per rendere possibile tale analisi, è stato necessario arricchire la descrizione cinematica dei campi di spostamento, prevedendo per ogni trave variabili bolla che potessero esprimere l’inflessione verticale in campata. Con questa tecnica, il programma riesce a valutare i modi di vibrare eccitati dalla componente verticale, come d’altra parte si può riscontrare se si esaminano i modi di vibrare nella animazione del modello solido, e quindi valutare il contributo che essi danno alle sollecitazioni di verifica.

Risposta sismica locale

In alcuni contesti indicati dalla norma è necessario definire i parametri ottenuti da uno studio di Risposta Sismica Locale.

Per rmaggiori dettagli consultare il documento al seguente link:

https://www.newsoft-eng.it/Download/GetFile?file=EYX9736DJR