Foglio Pilastri
Il foglio si apre scegliendo la voce di menù Dati|Elementi|Pilastri.
Per ogni linea montante definita si potrà indicare livello per livello l’esistenza di un pilastro, assegnando il tipo di sezione e gli eventuali carichi agenti in testa o distribuiti lungo l'altezza. Assegnando ai piani sezioni di dimensioni decrescenti il pilastro risulterà rastremato in funzione del filo fisso definito. In questi casi il programma tiene conto automaticamente dei momenti dovuti alle eccentricità degli scarichi e delle luci delle travi incidenti sul pilastro, anch’esse variabili in funzione della rastremazione.
Non è consentito in questo foglio aggiungere o eliminare righe, che corrispondono a quelle presenti nella griglia Montanti e a cui si dovrà fare riferimento per le operazioni di inserimento o cancellazione.
Dati presenti nel foglio
sezione Nome della sezione tipo applicata al pilastro
fpx, fpy, fpz Forze permanenti applicate in testa lungo X, Y e Z [t] (fpz positiva se verso il basso)
mpx, mpy Coppie permanenti applicate in testa [tm] (positive se inflettono in X+ e Y+)
idv Indice condizione di carico variabile agente (riferimento per i successivi carichi)
fvx, fvy, fvz Forze variabili applicate in testa lungo X, Y e Z [t] (fpz positiva se verso il basso)
mvx, mvy Coppie variabili applicate in testa [tm] (positive se inflettono in X+ e Y+)
dt Incremento di temperatura [°C]
idt Indice condizione di carico per forze distribuite trasversali
ftx, fty Forze distribuite lungo l'altezza in dir. X e Y [t/m] (positive se concordi con gli assi)
sar Stato armatura nell'elemento
cvn Connessione vincolare
Nel caso si utilizzi il sistema normativo 1996, è visibile un’ulteriore colonna:
crs Coefficiente di riduzione dei carichi variabili per masse sismiche [%]
Sezione tipo
La scelta della sezione deve essere effettuata tra quelle disponibili nel Combo Box nella colonna “sezione”.
La cella vuota indica l'assenza del pilastro al piano considerato.
Carichi concentrati
Nei campi fpz e fvz possono essere assegnati carichi verticali, rispettivamente permanenti e variabili, agenti sulla testa del pilastro e positivi se diretti verso il basso; nei campi fpx, fvx, fpy, fvy, possono essere assegnate forze orizzontali nella direzione x ed y. Nei campi mpx, mvx, mpy, mvy, possono essere assegnati momenti flettenti concentrati, di carattere permanente e variabile, agenti sulla testa dei pilastri e posti, rispettivamente, nei piani Z/X e Z/Y. La natura del carico variabile è definita in funzione del valore immesso nel campo “idv” che corrisponde all’indice della condizione di carico nel foglio Dati|Carichi. Per quanto riguarda il segno dei momenti si assumono positivi se producono compressione nelle fibre poste nella direzione positiva dell’asse. Ad esempio, il momento prodotto da una mensola a sbalzo diretta nel senso della X (o Y) positiva produce un momento Mx (o My) positivo.
Carichi distribuiti lungo l'altezza
Nei campi ftx e fty possono essere assegnati carichi orizzontali distribuiti in maniera uniforme lungo l'altezza h del pilastro, rispettivamente in direzione X e Y, espressi in t/m e assunti positivi se concordi con gli assi. Queste forze possono rappresentare spinte trasversali dovute a terrapieni o a liquidi invasati. La natura del carico è definita in funzione del valore immesso nel campo “idt” che corrisponde all’indice della condizione di carico nel foglio Dati|Carichi.
Forze trasversali analoghe possono essere assegnate anche sulle pareti create nel foglio Dati Travi, dove è prevista la possibilità di una distribuzione lineare sull'altezza.
Incremento di temperatura
Nella colonna dt può essere assegnato un incremento di temperatura costante sulla sezione del pilastro, espresso in gradi centigradi.
Stato armatura nell'elemento
Lo stato dell'armatura può assumere due valori "bloccata" e "libera". Impostando lo stato "libera" l'armatura verrà inizialmente impostata a un valore di default definito dalle specifiche di progetto all'atto di creazione dell'elemento e verrà opportunamente progettata durante la fase di "Progetto armatura pilastri" in modo da coprire le verifiche richieste per ogni stato limite sulla base dei risultati dell'analisi dinamica lineare con spettro di risposta. A seguito di modifiche del modello e quindi successive iterazioni di analisi e progetto l'armatura verrà modificata dal software in modo da soddisfare le verifiche nella condizione di calcolo considerata. L'armatura progettata o inputata manualmente può essere "bloccata" e quindi non risentire delle modifiche dovute alla fase di progetto. Ad esempio, nel caso di definizione di una struttura, o parte di essa, "esistente" si ha la possibilità di definirne l'armatura una volta per tutte impostando lo stato di armatura "bloccata".
Importante considerare le seguenti situazioni:
- Durante la fase di importazione di file da versioni precedenti tutti le armature vengono impostate nello stato "bloccata", è possibile poi sbloccare localmente dai singoli elementi oppure sbloccare tutte le armature con l'apposita funzione
- Modificando localmente le armature sui singoli elementi lo stato viene impostato in "bloccata" in modo da salvare definitivamente le scelte del progettista.
Connessione vincolare
In questo campo si può assegnare la connessione vincolare del pilastro, selezionando fra le due opzioni:
- incastrato: in questo caso l'elemento è rigidamente connesso agli altri elementi strutturali nei due nodi;
- incernierato: in questo caso l'elemento è sconnesso alla rotazione nei due nodi.
Lo stato predefinito è quello incastrato che corrisponde al classico elemento beam degli schemi intelaiati che segue la rotazione e gli spostamenti dei due nodi di estremità; in queste condizioni l'elemento ricade nella definizione di elemento primario data al 7.2.2/Ntc18, a cui è affidata l'intera capacità antisismica del sistema.
Lo stato incernierato corrisponde ad un elemento sconnesso rotazionalmente dai nodi di estremità e corrisponde quindi ad un elemento biella o truss che non riceve sollecitazioni di momento dai nodi di estremità, non da contributi all'assorbimento delle forze orizzontali, ma partecipa alla portanza dei carichi verticali.
Nell'ambito dell'analisi sismica, un elemento con queste caratteristiche ricade nella definizione di elemento secondario, ai sensi del §7.3.2/Ntc18, per cui nel programma i pilastri sconnessi rotazionalmente sono considerati elementi secondari, che non danno contributi di rigidezza e resistenza alle azioni orizzontali e sono progettati per resistere ai soli carichi verticali.
L'opzione è utile quando per esigenze architettoniche o funzionali non è possibile applicare su alcuni elementi il dimensionamento della sezione che sarebbe necessario per soddisfare tutte le verifiche richieste per gli elementi primari, sia in risposta alle sollecitazioni di calcolo, sia per il soddisfacimento dei principi della gerarchia delle resistenze.
A livello di dettagli costruttivi, gli elementi secondari sono trattati nel software alla stessa stregua degli elementi primari, quindi senza alcuna differenziazione riguardo alle specifiche applicate all'armatura longitudinale e alla staffatura, proprio per favorire il comportamento duttile e garantire la capacità portante anche sotto spostamenti sismici elevati, quali quelli prossimi al collasso.
La norma tuttavia limita l'incidenza degli elementi secondari imponendo che il loro contributo alla rigidezza ed alla resistenza sotto azioni orizzontali non superi la soglia del 15% rispetto all’analogo contributo degli elementi primari (si veda §7.2.3/Ntc18). Il programma provvede in automatico ad eseguire tale controllo, riportando i risultati nella tabella delle rigidezze di interpiano e rilasciando opportuni messaggi di attenzione a valle dell'analisi qualora il limite non fosse rispettato.
Coefficiente di riduzione dei carichi variabili per masse sismiche
Tale coefficiente non è richiesto nell’ambito della nuova normativa, in quanto il contributo alla massa sismica dei carichi variabili è assunto in base al coefficiente ψ2 del tipo di carico e che ne esprime il valore quasi permanente.